Home » integrazione
Category Archives: integrazione
Isis? Sono già fra noi, pronti alla strage. Colpiamo per primi…
Cellule dormienti dell’Isis sono presenti in Inghilterra e in altri paesi dell’Europa e al momento opportuno usciranno allo scoperto per scatenare la guerra contro gli “infedeli”.
Lo afferma Dimitri Bontinck, soldato decorato, conosciuto come “il cacciatore di jihadisti”, per aver salvato diversi giovani immischiati con gruppi estremisti in Siria e Iraq. Il militare ha per altro appena riportato a casa dalla Siria il suo stesso figlio adolescente che ora dovrà affrontare un processo penale per terrorismo.
Il segretario di Stato britannico Theresa May e un alto esponente della polizia del Regno Unito ritengono “inevitabile” un attentato in stile Isis in Gran Bretagna: potrebbe essere una decapitazione o un attacco con bombe. «Il pericolo principale con è costituito dai ragazzi coinvolti nella guerra – spiega Bontinck al Mailonline – ma i capi, che non vengono mai mostrati nei video della propaganda. Essi godono del sostegno economico di finanziatori che hanno base in Europa. Si stanno preparando a colpire l’occidente al momento opportuno utilizzando cellule dormenti».
Bontinck, cittadino belga che vive ad Anversa, ha completato sette missioni in Siria per salvare suo figlio, Jejoen, 19 anni, insieme ad altri giovani nella stessa posizione. Suo figlio, nato cattolico, si era convertito a 15 anni all’islam più radicale, dopo aver conosciuto una ragazza musulmana. Arruolato da un gruppo estremista dichiarato fuorilegge in Belgio, era riuscito a raggiungere la Siria per combattere a fianco dei jihadisti dello Stato islamico. Il cacciatore di jihadisti durante le sue missioni è riuscito a entrare in contatto con gruppi estremisti come Jabhat Al Nusra, un ramo di Al Qaeda, e con fazioni nell’orbita Isis.
«Usa e Gran Bretagna non stanno facendo abbastanza per combattere i sudditi delll’Isis che vivono nei loro paesi – ha poi spiegato Bontinck – troppi agenti dei servizi segreti si sono lasciati sfuggire l’opportunità di salvare ostaggi. La Francia si sta impegnando per riportare a casa giovani connazionali dalla Siria, mentre Usa e Gran Bretagna potrebbero fare molto di più. Tutti devono mettere in campo le risorse di cui dispongono per chiudere i siti jihadisti e per controllare i giovani che arrivano in Turchia per poi sconfinare in Siria. Piccole cose che possono fare molto, almeno all’inizio di questa guerra».
Se queste notizie sono già ampiamente di pubblico dominio, qualche responsabilità e collusione con i nostri politici e con chi è preposto alla nostra sicurezza è evidente. Aspettiamoci dunque che qualche infame stragista compia qualche azione clamorosa. Succederà certamente. Allora vedremo lo scaricabarile delle responsabilità tra Forze dell’Ordine, ministri, e partiti. Ma non aspettatevi colpevoli. Chi dovrebbe garantire la nostra sicurezza è troppo impegnato a depredare le pubbliche finanze. Forse è arrivata l’ora di avere a disposizione il necessario per difendersi. un arma da fuoco in ogni famiglia. Non aspettiamo che questi criminali (che entrano a migliaia clandestinamente nel nostro Paese) mettano in atto i loro sinistri propositi. Siamo al “si salvi chi può” ed allora abbiamo il diritto ed il dovere di proteggerci. Colpiamo senza pietà chi vuole stravolgere le nostre la nostra vita. Chi attenta alla nostra libertà di vivere come esseri umani. Chi ci odia perché cattolici, ebrei, atei e comunque infedeli. Chi vuole mantenere il mondo nell’ignoranza, fertile terreno per la loro bestiale e folle ideologia. Chi tratta le donne peggio che schiave, esseri inferiori da stuprare, uccidere e vendere al mercato. Armiamoci, meglio la prigione alla morte o alla sottomissione. Controlliamo scrupolosamente i centri di aggregazione dei musulmani, moschee comprese. Obblighiamo questi sgraditi ospiti.a fare i sermoni in italiano nei luoghi di culto e presentarli preventivamente alla censura. Obblighiamo lo Stato ad eseguire immediatamente le misure d’espulsione dei clandestini e degli stranieri che delinquono. Non crediate che queste siano misure troppo repressive: nel resto dell’Europa e nei paesi occidentali le misure preventive sono molto più severe e per questo più efficaci. Gli amici di chi delinque sono i nostri peggiori nemici. La folle politica dell’ingresso indiscriminato dei clandestini ci sta portando alla rovina. Fermiamo chi ci impedisce di vivere nella pace e nella sicurezza. A tutti i costi, Fabrizio.
Oriana Fallaci: Stiamo diventando uno stato islamico?
Le rivolte di popolo nei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo disegnano, in prospettiva, due scenari – uno per quegli stessi Paesi; l’altro per l’Europa – asimmetrici e persino paradossali. Scenario nei Paesi in questione: la caduta dei tiranni che li avevano governati a lungo, tenendone le popolazioni in uno stato di arretratezza culturale e politica, apre, forse, l’ipotesi di una loro stabilizzazione ad opera di giunte militari, parimenti illiberali. La speranza di un’evoluzione democratica, che l’Occidente deve in ogni modo favorire, non sembra al momento vicina. È possibile però che emerga una borghesia globalista, mercatista e utilitarista che inietti nella società civile, se non principi, almeno costumi sociali ed economici più vicini all’Occidente.
Scenario in Europa: l’arrivo di masse di profughi, in fuga da quei Paesi prima della loro stabilizzazione, minaccia di incrementarne il tasso di «islamizzazione». L’asimmetria, e il paradosso, dei due scenari è che, mentre alcuni Paesi islamici farebbero un passo avanti sulla strada della secolarizzazione e della modernizzazione, l’Europa ne farebbe uno indietro lungo quella di una sempre più difficile coesistenza fra due «civilizzazioni» incompatibili sul piano sociale e politico, oltre che su quello religioso.
È lo scenario – il «suicidio dell’Europa» – che Oriana Fallaci riteneva di avere intuito dopo l’attentato alle due Torri di New York. «Un’Europa che – già scriveva allora – non è più Europa, ma Eurabia». E che così descriveva: «In ciascuna delle nostre città esiste un’altra città… Una città straniera che parla la propria lingua e osserva i propri costumi, una città musulmana». «Un nemico inoltre che in nome dell’umanitarismo e dell’asilo politico accogliamo a migliaia per volta (…). E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans».
Pur denunciando «l’indulgenza della Chiesa Cattolica nei confronti dell’Islam (…) che anzi tutto mira alla distruzione del Cristianesimo», la Fallaci non voleva «promuovere una guerra di religione»; si limitava a chiedersi cosa ci fosse «di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà». La sua era, dunque, (solo) la denuncia di una «diversità» antropologica che minacciava di tradursi nella sconfitta della civilizzazione ebraico-cristiana e nell’estinzione della cultura politica più debole, perché più tollerante, quella liberaldemocratica.
È difficile dire – perché è troppo presto per dirlo – se l’infausta profezia di Oriana si realizzerà. Ma, escluso – come lei prevedeva – che «i musulmani accettino un dialogo con i cristiani, anzi con le altre religioni» (o con gli atei), è «sulle conseguenze sociali» delle diversità fra Islam e Cristianesimo che, come suggerisce saggiamente Papa Ratzinger, sarebbe, però, necessario aprire un dialogo con chi viene da noi. Per sapere se vuole davvero convivere in armonia con noi.Le rivolte di popolo nei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo disegnano, in prospettiva, due scenari – uno per quegli stessi Paesi; l’altro per l’Europa – asimmetrici e persino paradossali. Scenario nei Paesi in questione: la caduta dei tiranni che li avevano governati a lungo, tenendone le popolazioni in uno stato di arretratezza culturale e politica, apre, forse, l’ipotesi di una loro stabilizzazione ad opera di giunte militari, parimenti illiberali. La speranza di un’evoluzione democratica, che l’Occidente deve in ogni modo favorire, non sembra al momento vicina. È possibile però che emerga una borghesia globalista, mercatista e utilitarista che inietti nella società civile, se non principi, almeno costumi sociali ed economici più vicini all’Occidente.
Scenario in Europa: l’arrivo di masse di profughi, in fuga da quei Paesi prima della loro stabilizzazione, minaccia di incrementarne il tasso di «islamizzazione». L’asimmetria, e il paradosso, dei due scenari è che, mentre alcuni Paesi islamici farebbero un passo avanti sulla strada della secolarizzazione e della modernizzazione, l’Europa ne farebbe uno indietro lungo quella di una sempre più difficile coesistenza fra due «civilizzazioni» incompatibili sul piano sociale e politico, oltre che su quello religioso.
È lo scenario – il «suicidio dell’Europa» – che Oriana Fallaci riteneva di avere intuito dopo l’attentato alle due Torri di New York. «Un’Europa che – già scriveva allora – non è più Europa, ma Eurabia». E che così descriveva: «In ciascuna delle nostre città esiste un’altra città… Una città straniera che parla la propria lingua e osserva i propri costumi, una città musulmana». «Un nemico inoltre che in nome dell’umanitarismo e dell’asilo politico accogliamo a migliaia per volta (…). E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans».
Pur denunciando «l’indulgenza della Chiesa Cattolica nei confronti dell’Islam (…) che anzi tutto mira alla distruzione del Cristianesimo», la Fallaci non voleva «promuovere una guerra di religione»; si limitava a chiedersi cosa ci fosse «di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà». La sua era, dunque, (solo) la denuncia di una «diversità» antropologica che minacciava di tradursi nella sconfitta della civilizzazione ebraico-cristiana e nell’estinzione della cultura politica più debole, perché più tollerante, quella liberaldemocratica.
È difficile dire – perché è troppo presto per dirlo – se l’infausta profezia di Oriana si realizzerà. Ma, escluso – come lei prevedeva – che «i musulmani accettino un dialogo con i cristiani, anzi con le altre religioni» (o con gli atei), è «sulle conseguenze sociali» delle diversità fra Islam e Cristianesimo che, come suggerisce saggiamente Papa Ratzinger, sarebbe, però, necessario aprire un dialogo con chi viene da noi. Per sapere se vuole davvero convivere in armonia con noi.
Massacrata perchè vestiva come le italiane…
Modena: pugni che le hanno rotto il setto nasale le hanno fatto forse meno male dell’umiliazione delle botte del padre in pubblico. È l’ennesima storia di violenza familiare e di islam intollerante quella che arriva da Modena. Una giovane marocchina è stata picchiata selvaggiamente dal padre perché non portava il velo e si rifiutava di sposare l’uomo che lui aveva imposto.
Succede nel cuore dell’Emilia che si vanta di essere esempio di integrazione. In una Modena dove questo è soltanto l’ultimo episodio di una scia inquietante e un campanello d’allarme per chi pensa che l’integrazione si faccia con le feste multiculturali e le chiacchiere del politicamente corretto.
La giovane da poco maggiorenne finalmente poteva sentirsi libera. Libera dalla comunità nella quale i servizi sociali del suo comune, Brescello, l’avevano portata dopo che il padre, nel 2005 e nel 2008, le aveva usato violenza perché si era rifiutata di portare il velo a scuola e si era preso due denunce per abuso di metodi di correzione e maltrattamenti. Ma soprattutto libera da quel genitore così ciecamente attaccato alle prescrizioni della sua fede.
Giovedì era a Modena al centro commerciale Grand’Emilia. Cercava una boutique, come fanno le ragazze, come fanno le sue amiche: felice di comprarsi un vestito che le piacesse, un pezzo di libertà, sognando un amore scelto da lei. Ma il papà era in agguato. L’operaio 54enne le sferra calci e pugni, poi una ginocchiata arriva al volto e le rompe il setto nasale. Massacrata perchè vestiva come le italiane…
Qualcuno cerca di fermare la furia, qualcun altro chiama la polizia mentre l’arrivo dei vigilantes lo fa scappare. All’ospedale la giovane racconta la terribile verità. «Quell’uomo è mio padre», singhiozza con vergogna e paura.Scatta una denuncia per lesioni aggravate.
Il ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi ha espresso solidarietà alla ragazza ricordando che «le tradizioni sono importanti ma non possono mai essere imposte in violazione della legge e con la violenza».
Non parla di tradizioni invece, ma di «inaccettabile ideologia integralista islamica diffusa nella società» la vicepresidente dei deputati Pdl, la modenese Isabella Bertolini che ha presentato un’interrogazione auspicando che queste persone vengano «cacciate dall’Italia» e ricordato che «emerge la realtà di un radicalismo islamico che non è conseguenza, come vorrebbero i fautori del multiculturalismo, di emarginazione sociale, ma che trova terreno fertile tra persone apparentemente integrate». Quel che è certo è che la lista delle donne di fede islamica vittime dei loro familiari, padri o mariti, si sta allargando fino a diventare il catalogo di un genere letterario ormai imbarazzante, ma nel quale le tante associazioni islamiche presenti sul territorio non hanno mai voluto scrivere, senza se e senza ma, il capitolo della condanna: da Rachida Radi, uccisa nel reggiano a martellate perché si stava convertendo al cattolicesimo, a Hina Saleem a Brescia e Sanaa Dafani a Pordenone. L’uomo ora sarà processato, ma ciò che più inquieta è che nonostante i precedenti episodi nessuno abbia posto un freno ad una violenza che era già esplosa ampiamente prima di giovedì. E che potrebbe riesplodere tra le mura domestiche di quella casa dove sono rimaste le due sorelle della diciottenne.
Africani: senza biglietto aggrediscono poliziotti.
Parapiglia nella tarda serata di sabato in stazione tanto che un treno partito da Venezia e diretto a Milano è rimasto fermo circa mezz’ora. A bordo una trentina di giovani di origine africana residenti tra città e hinterland, dopo aver trascorso la domenica a Desenzano, stavano facendo rientro a casa, viaggiando da portoghesi. Non avevano acquistato il biglietto e quando il controllore li ha informati che sarebbe scattata la sanzione, in parecchi hanno reagito male con insulti e minacce. Verso il controllore, ma anche verso i viaggiatori che aveva cercato di difendere chi stava facendo rispettare il regolamento.Sono stati momenti di forte tensione: con grida e, gente impaurita che ha abbandonato il vagone, nel quale si trovava il gruppo di bulli. E’ stata avvisata via radio la Polizia ferroviaria e alle 22.25, quando il treno è arrivato in stazione a Brescia, gli agenti sono saliti in carrozza per individuare i più violenti. Molti giovani sono riusciti a scappare insultando i viaggiatori che protestavano e la polizia. Qualcuno è rimasto calmo. mentre un ragazzo ivoriano di 23 anni che abita a Castelcovati ha colpito con pugni e calci due poliziotti provocando contusioni giudicate guaribili in 5 e in 10 giorni.Il giovane è stato bloccato a fatica, ammanettato e portato in ufficio e poi in questura. E’ accusato di residenza e violenza a e lesioni a pubblico ufficiale. In aggiunta, la contravvenzione per aver viaggiato senza biglietto. Però, è già libero.Ieri mattina la convalida dell’arresto, ma niente carcere. Il giudice ha rimesso in libertà l’ivoriano violento fissando il processo per il 22 ottobre. Il suo avvocato ha chiesto e ottenuto i termini a difesa. L’immigrato è così tornato a casa, ma ha l’obbligo di firma, deve presentarsi dai carabinieri periodicamente.Fuori dal tribunale ieri mattina c’erano alcuni ragazzi ad aspettarlo per rincuorarlo.
Il grave episodio non è nuovo. Sono numerosi i giovani, soprattutto stranieri, che viaggiano sui bus, in metrò e sui treni senza pagare. E se fermati dal controllore, scattano le minacce e le rappresaglie.In primavera a Desenzano era scoppiato il parapiglia: una sessantina di giovani di origine africana partiti in treno da Brescia si erano rifiutati di pagare il biglietto del bus diretto alla Spiaggia d’oro. Naturalmente a queste bestie tutto è concesso. Le devastazioni le pagano i soliti fessi: noi italiani. Di questo ringraziamo tutti coloro che vorrebbero una comunità multietnica senza però guardare in faccia la tragica realtà. Persino le seconde e terze generazioni di immigrati non si vogliono integrare. Spesso formano vere e proprie bande criminali che controllano interi quartieri. E la legge non li spaventa…